Articolo scritto dal Prof. Ottavio
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Articolo scritto dal Prof. Ottavio
Colleghi;
Ho trovato sul Internet questo articolo scritto dal nostro prof. Ottavio.
L'argomento é la formazione a distanza.
Siccome l'ho considerato molto interessante, penso che, per tutti noi, sia utile la sua lettura.
Abbracci.
Angelo
Si fa presto a dire "formazione a distanza"!
Dalle scuole per corrispondenza alle comunità di pratica.
(in "Periplo", rivista dell'IRRSAE Veneto n° 1/2001 pp.43-45 )
Ottavio de Manzini
Un fenomeno di moda?. La formazione a distanza, in questi ultimi anni si è imposta all'attenzione non solo dei professionisti della formazione aziendale ma anche delle istituzioni scolastiche e accademiche; Le maggiori agenzie di formazione, la pubblica amministrazione, le maggiori scuole di specializzazione e grandi imprese hanno scoperto tale forma di apprendimento per gli innegabili vantaggi che essa offre ai fornitori e a agli utenti in termini di efficacia e di costi. La comunicazione mediata dal computer (CMC) si sta dimostrando una delle attività più interessanti tra quelle rese possibili dalla improvvisa e sconvolgente presenza, variamente interpretabile e utilizzabile, che è costituita dal fenomeno Internet.
Alcune necessarie distinzioni. Contrariamente ai precedenti sistemi di formazione a distanza, come l'insegnamento svolto esclusivamente per corrispondenza e con materiali di lavoro cartacei e quello successivo, integrato dalla disponibilità di software didattico, la cosiddetta terza generazione di sistemi di formazione a distanza prescinde totalmente dal supporto materiale e dal mezzo postale, e si svolge esclusivamente in rete [HARASIM, 1989]. Gli studi e le sperimentazioni condotte hanno portato a definire alcune caratteristiche che differenziano sostanzialmente i sistemi di formazione a distanza di terza generazione da quelli precedenti e dalla formazione in presenza di tipo tradizionale.
Metodologie.La formazione in rete incide sulle metodologie e sulle forme dell'apprendimento, realizzando possibilità prima impensabili, riducendo i costi d'intervento dovuti alla distanza, ma anche modificando la sostanza stessa dei modi attraverso i quali si realizza l'apprendimento stesso.
Vengono infatti incrementate, ad esempio,
l'interattività
le possibilità di collaborazione nelle fasi di studio, produzione e di verifica
la possibilità di confrontare il proprio livello di apprendimento e le proprie verifiche con quelle degli altri partecipanti
la disponibilità di materiali on-line
l'arricchimento di tale disponibilità su iniziativa dei partecipanti
la socializzazione
la flessibilità della fase esecutiva
Le condizioni. Gli interventi formativi possono (e dovrebbero) essere oggi caratterizzati da un ambiente di lavoro integrato, una vera aula virtuale, che ospita una comunità di apprendimento, una biblioteca con i materiali di lavoro online, un sistema di messaggistica che rende estremamente veloci le interazioni tra discenti, tutor ed esperti d'area, e un'architettura minuziosamente progettata ma estremamente flessibile, pronta ad essere adeguata alle circostanze e alla forma degli eventi.
Anche se è possibile usare per la FaD i sistemi di comunicazione più semplici, come la posta elettronica, le mailing-list o i newsgroups, l'ambiente ideale dovrebbe integrare in sé diverse funzioni e non essere solo un forum di discussione. Oltre a permettere l'archiviazione di documenti, testi, immagini, suoni e, in certi casi anche filmati, l'ambiente ideale deve concedere agli utenti di poter lavorare offline, di leggere i messaggi precedentemente scaricati ma anche di preparare i propri interventi, le risposte, i materiali di lavoro nel medesimo ambiente in cui essi verranno poi fruiti dagli altri utenti. Deve permettere di creare spazi dedicati alle diverse attività, o ai diversi gruppi di lavoro e alle diverse scansioni temporali o tematiche del corso.
L'interfaccia. Il problema dell'interfaccia risulta estremamente importante ai fini della scansione dei tempi, degli argomenti e delle attività, ed ha un'influenza fondamentale anche sull'induzione di atteggiamenti e comportamenti collaborativi. A tal fine è stata sottoposto a sperimentazione addirittura l'impiego di ambienti ispirati alla realtà virtuale [SCHWIENHORST, 1998].
Comunicazione sincrona o comunicazione asincrona?La comunicazione asincrona, che distingue questi sistemi e procedimenti dalla teleconferenza, purtroppo oggi di gran moda, diviene uno dei punti di forza della FaD di terza generazione: essa permette, entro intervalli temporali predefiniti, la scelta dei tempi di lavoro più consoni alle diverse situazioni personali, alla localizzazione geografica e agli impegni di lavoro; risulta pertanto la forma migliore nel caso di studenti lavoratori, di attività di formazione in servizio e di formazione degli adulti in generale. Sessioni di chat, comunicazioni in diretta simili a telefonate, possono risultare utili solo in casi eccezionali o nei momenti conclusivi di una partizione delle attività, ma sono caratterizzate da volatilità, così come la teleconferenza, molto simile a un'effimera lezione frontale, a una bella conferenza, a una trasmissione televisiva. L'apprendimento in rete è altra cosa!
Nella personale esperienza di corsi di Italiano per emigrati, residenti in tutti i continenti eppure riuniti nella medesima aula virtuale, ho potuto evidentemente ben apprezzare i vantaggi della comunicazione asincrona.
L'apprendimento collaborativo e la CSCL. Ciò che maggiormente definisce tale ultima generazione di interventi è, in ogni caso, la dimensione sociale dell'apprendimento, riferibile alle conclusioni della scuola sovietica [VIGOTSKY, 1978] e agli studi successivi che ad essa si ispirano. La online education favorisce e quasi impone forme di apprendimento collaborativo, tanto che si è giunti a spostare il fuoco su questo aspetto e a parlare quindi di CSCL (Computer Supported Collaborative Learning). La comunicazione diviene essa stessa "materiale di lavoro", in continuo incremento, come la conoscenza che da essa scaturisce e viene condivisa.
L'apprendimento individuale diventa il frutto di un processo di gruppo [KAYE, 1991], il ruolo del docente diviene quello del facilitatore di processi cognitivi [MAAK, 1992] o di "esperto d'area", l'interattività è la cifra del processo collaborativo e la comunicazione molti-a-molti, concessa dalle nuove tecnologie, ne garantisce l'efficacia e la rapidità. Il ruolo del docente e quello del tutor spesso giungono a coincidenza [ROWNTREE, 1996].
Il ruolo del tutor.In tale dimensione diviene essenziale, mediana e quindi centrale, la figura del tutor, vero esperto, non tanto e non solo della disciplina, quanto dei metodi, della gestione di eventi, della comunicazione e delle sue tecniche.
Da quanto si è detto appare evidente come la FaD di terza generazione si discosti dai concetti tradizionali di insegnamento che continuano a caratterizzare troppe istituzioni educative e accademiche, e siamo in molti a credere che essa possa svolgere un ruolo importante - e forse rivoluzionario - nell'indilazionabile ammodernamento delle nostre scuole e dei processi che in esse vengono messi in atto, oggi sempre meno rispondenti alle esigenze, ai tempi e agli scenari del nostro secolo.
Un punto di vista diverso. In quale prospettiva ci si dovrà dunque porre per poter fornire agli utenti formazione a distanza, apprendimento in rete che siano adeguati alle possibilità offerte dalla tecnologia e ai metodi di apprendimento che essa favorisce?
Bisognerà superare un piccolo pregiudizio e un piccolo timore.
Il pregiudizio consiste nel vedere ancora da un lato il docente e dall'altro i "tecnici" (spesso scambiati per esperti informatici) e di ritenere che il docente possa far lezione a distanza esattamente come fa in presenza, avvalendosi, per l'uso di queste diavolerie telematiche, della competenza informatica di alcuni esperti.
Il timore è forse quello di una diminutio capitis, che veda il docente alienato rispetto al suo ruolo centrale e totalizzante, ridotto al ruolo di "esperto d'area", mentre attorno a lui agiscono con competenze metodologiche, disciplinari di base e anche tecniche, i "tutor", in un ambiente basato sulla comunicazione e sull'interattività, in cui i discenti parlano quando vogliono anche "se non interrogati".
E' invece necessario che il docente (l'esperto d'area) conosca, almeno a grandi linee, i processi e le metodiche che caratterizzano la FaD, sia conscio della differenza che c'è tra un vero intervento di formazione a distanza e il suo tradizionale lavoro, che adegui a tale nuovo ambiente i suoi interventi, i tempi, la struttura dei materiali di lavoro che produce, i criteri e le forme della valutazione.
Bisogna innanzitutto che progetti tali interventi in stretta collaborazione con i tutor, che non sono degli assistenti e tanto meno dei tecnici, ma i veri coordinatori e gestori dell'attività che verrà svolta in rete. E' necessario quindi che il docente accetti di dover apprendere, di divenire un esperto d'area, di avere dei collaboratori e non dei coadiutori.
La strada che conduce alla valorizzazione e all'estensione delle proprie attività e del proprio ruolo passa, come sempre, attraverso un'apparente mortificazione. Ma, fosse anche reale, è in ogni caso necessaria, pena l'estinzione o, al minimo, l'emarginazione.
Studiare e sperimentare. C'è tanto da imparare, tanto da studiare e da sperimentare, per tutti, e non solo per gli studenti. Le problematiche relative alla formazione in rete ne suscitano altre, spesso legate alla gestione aziendale, come quelle relative al Knowledge Management [SVEIBY, 1999], la gestione della conoscenza, che non può essere un problema solo aziendale ma tocca da vicino il mondo della scuola; da qui si giunge a scoprire (o a riscoprire) quanto sia difficile rendere esplicita la conoscenza tacita , che quasi sempre coincide col concetto di competenza [NONAKA & TAKEUCHI, 1995] e si propongono nuovi modi per trasmetterla e condividerla.
Si ripropone la validità formativa dell'apprendistato e si apre un argomento di studio e di sperimentazione in sé vecchio, ma reso nuovo e attraente dalle nuove forme di comunicazione: quello relativo alle comunità di pratica [STAMPS, 1995; WENGER, 1988].
Se ci guardiamo intorno, in rete, ad esempio, e andiamo a vedere come si svolgono la maggior parte dei corsi a distanza che vengono offerti sempre più numerosi, da istituzioni spesso prestigiose, troviamo purtroppo quasi sempre FaD di seconda generazione, modestamente interattiva e del tutto inadatta a qualsiasi forma di apprendimento collaborativo, poco diversa dalla Scuola Radio Elettra di cinquant'anni fa, e ci si chiede se ciò sia solo grottesco o anche disonesto.
Viene troppo spesso proposto come cosa nuova, solo perché è in Internet, qualcosa di molto vecchio, che assomiglia troppo alla vecchia scuola, quella dei vecchi docenti, delle vecchie lezioni ex cathedra, asociale e asocializzante.
Ma con i tempi che corrono e con queste maledette nuove tecnologie non ci si può permettere di tenersi le vecchie sicure azioni del vecchio mercato, bisogna confrontarsi col nuovo! O non è forse sempre stato così?
Riferimenti bibliografici:
Harasim L.M. (1989), Online Education: a New Domain in Mason, R.D. e Kaye, A.R. (eds) Mindweave: Communication, Computers and Distance Education, Cap. 4, Oxford, Pergamon Press.
Kaye, A. (1991). Learning together apart. In A. Kaye (Ed.), Collaborative learning through computer conferencing: The Najaden papers (pp. 1-24). Berlin: Springer-Verlag.
Maak L. (1992) Science Resources in Education . Berkeley, CA (USA).
Nonaka I. and Takeuchi H. (1995) The Knowledge Creating Company: How Japanese Companies create the Dynamics of Innovation , New York, The Oxford University Press.
Rowntree D. (1996) Insegnamento e apprendimento in rete: la didattica per corrispondenza del XXI secolo? in Tecnologie Didattiche N.10, Autunno 1996 - 33
Schwienhorst, K. (1998). Co-constructing learning environments and learner-identities language learning in virtual reality. Proceedings of the ED-Media/ ED-Telecom, Freiburg.
http://www.tcd.ie/CLCS/assistant/kschwien/Publications/coconstruct.htm
Stamps, D. (1995) Communities of practice (Learning and work as social activities). http://www.steelcase.com/knowledgebase/comofprac.htm
Sveiby K. E. (1999) What is Knowledge Management? Sveiby.com.au.
http://www.sveiby.com.au/KnowledgeManagement.html
Vygotsky L.S. (1978) Mind in Society: the Development of Higher Psychological Processes. Harvard University Press, Cambridge, Mass.
Wenger E, (1988) Communities of Practice: Learning as a Social System. Systems Thinker, June 1998
Ho trovato sul Internet questo articolo scritto dal nostro prof. Ottavio.
L'argomento é la formazione a distanza.
Siccome l'ho considerato molto interessante, penso che, per tutti noi, sia utile la sua lettura.
Abbracci.
Angelo
Si fa presto a dire "formazione a distanza"!
Dalle scuole per corrispondenza alle comunità di pratica.
(in "Periplo", rivista dell'IRRSAE Veneto n° 1/2001 pp.43-45 )
Ottavio de Manzini
Un fenomeno di moda?. La formazione a distanza, in questi ultimi anni si è imposta all'attenzione non solo dei professionisti della formazione aziendale ma anche delle istituzioni scolastiche e accademiche; Le maggiori agenzie di formazione, la pubblica amministrazione, le maggiori scuole di specializzazione e grandi imprese hanno scoperto tale forma di apprendimento per gli innegabili vantaggi che essa offre ai fornitori e a agli utenti in termini di efficacia e di costi. La comunicazione mediata dal computer (CMC) si sta dimostrando una delle attività più interessanti tra quelle rese possibili dalla improvvisa e sconvolgente presenza, variamente interpretabile e utilizzabile, che è costituita dal fenomeno Internet.
Alcune necessarie distinzioni. Contrariamente ai precedenti sistemi di formazione a distanza, come l'insegnamento svolto esclusivamente per corrispondenza e con materiali di lavoro cartacei e quello successivo, integrato dalla disponibilità di software didattico, la cosiddetta terza generazione di sistemi di formazione a distanza prescinde totalmente dal supporto materiale e dal mezzo postale, e si svolge esclusivamente in rete [HARASIM, 1989]. Gli studi e le sperimentazioni condotte hanno portato a definire alcune caratteristiche che differenziano sostanzialmente i sistemi di formazione a distanza di terza generazione da quelli precedenti e dalla formazione in presenza di tipo tradizionale.
Metodologie.La formazione in rete incide sulle metodologie e sulle forme dell'apprendimento, realizzando possibilità prima impensabili, riducendo i costi d'intervento dovuti alla distanza, ma anche modificando la sostanza stessa dei modi attraverso i quali si realizza l'apprendimento stesso.
Vengono infatti incrementate, ad esempio,
l'interattività
le possibilità di collaborazione nelle fasi di studio, produzione e di verifica
la possibilità di confrontare il proprio livello di apprendimento e le proprie verifiche con quelle degli altri partecipanti
la disponibilità di materiali on-line
l'arricchimento di tale disponibilità su iniziativa dei partecipanti
la socializzazione
la flessibilità della fase esecutiva
Le condizioni. Gli interventi formativi possono (e dovrebbero) essere oggi caratterizzati da un ambiente di lavoro integrato, una vera aula virtuale, che ospita una comunità di apprendimento, una biblioteca con i materiali di lavoro online, un sistema di messaggistica che rende estremamente veloci le interazioni tra discenti, tutor ed esperti d'area, e un'architettura minuziosamente progettata ma estremamente flessibile, pronta ad essere adeguata alle circostanze e alla forma degli eventi.
Anche se è possibile usare per la FaD i sistemi di comunicazione più semplici, come la posta elettronica, le mailing-list o i newsgroups, l'ambiente ideale dovrebbe integrare in sé diverse funzioni e non essere solo un forum di discussione. Oltre a permettere l'archiviazione di documenti, testi, immagini, suoni e, in certi casi anche filmati, l'ambiente ideale deve concedere agli utenti di poter lavorare offline, di leggere i messaggi precedentemente scaricati ma anche di preparare i propri interventi, le risposte, i materiali di lavoro nel medesimo ambiente in cui essi verranno poi fruiti dagli altri utenti. Deve permettere di creare spazi dedicati alle diverse attività, o ai diversi gruppi di lavoro e alle diverse scansioni temporali o tematiche del corso.
L'interfaccia. Il problema dell'interfaccia risulta estremamente importante ai fini della scansione dei tempi, degli argomenti e delle attività, ed ha un'influenza fondamentale anche sull'induzione di atteggiamenti e comportamenti collaborativi. A tal fine è stata sottoposto a sperimentazione addirittura l'impiego di ambienti ispirati alla realtà virtuale [SCHWIENHORST, 1998].
Comunicazione sincrona o comunicazione asincrona?La comunicazione asincrona, che distingue questi sistemi e procedimenti dalla teleconferenza, purtroppo oggi di gran moda, diviene uno dei punti di forza della FaD di terza generazione: essa permette, entro intervalli temporali predefiniti, la scelta dei tempi di lavoro più consoni alle diverse situazioni personali, alla localizzazione geografica e agli impegni di lavoro; risulta pertanto la forma migliore nel caso di studenti lavoratori, di attività di formazione in servizio e di formazione degli adulti in generale. Sessioni di chat, comunicazioni in diretta simili a telefonate, possono risultare utili solo in casi eccezionali o nei momenti conclusivi di una partizione delle attività, ma sono caratterizzate da volatilità, così come la teleconferenza, molto simile a un'effimera lezione frontale, a una bella conferenza, a una trasmissione televisiva. L'apprendimento in rete è altra cosa!
Nella personale esperienza di corsi di Italiano per emigrati, residenti in tutti i continenti eppure riuniti nella medesima aula virtuale, ho potuto evidentemente ben apprezzare i vantaggi della comunicazione asincrona.
L'apprendimento collaborativo e la CSCL. Ciò che maggiormente definisce tale ultima generazione di interventi è, in ogni caso, la dimensione sociale dell'apprendimento, riferibile alle conclusioni della scuola sovietica [VIGOTSKY, 1978] e agli studi successivi che ad essa si ispirano. La online education favorisce e quasi impone forme di apprendimento collaborativo, tanto che si è giunti a spostare il fuoco su questo aspetto e a parlare quindi di CSCL (Computer Supported Collaborative Learning). La comunicazione diviene essa stessa "materiale di lavoro", in continuo incremento, come la conoscenza che da essa scaturisce e viene condivisa.
L'apprendimento individuale diventa il frutto di un processo di gruppo [KAYE, 1991], il ruolo del docente diviene quello del facilitatore di processi cognitivi [MAAK, 1992] o di "esperto d'area", l'interattività è la cifra del processo collaborativo e la comunicazione molti-a-molti, concessa dalle nuove tecnologie, ne garantisce l'efficacia e la rapidità. Il ruolo del docente e quello del tutor spesso giungono a coincidenza [ROWNTREE, 1996].
Il ruolo del tutor.In tale dimensione diviene essenziale, mediana e quindi centrale, la figura del tutor, vero esperto, non tanto e non solo della disciplina, quanto dei metodi, della gestione di eventi, della comunicazione e delle sue tecniche.
Da quanto si è detto appare evidente come la FaD di terza generazione si discosti dai concetti tradizionali di insegnamento che continuano a caratterizzare troppe istituzioni educative e accademiche, e siamo in molti a credere che essa possa svolgere un ruolo importante - e forse rivoluzionario - nell'indilazionabile ammodernamento delle nostre scuole e dei processi che in esse vengono messi in atto, oggi sempre meno rispondenti alle esigenze, ai tempi e agli scenari del nostro secolo.
Un punto di vista diverso. In quale prospettiva ci si dovrà dunque porre per poter fornire agli utenti formazione a distanza, apprendimento in rete che siano adeguati alle possibilità offerte dalla tecnologia e ai metodi di apprendimento che essa favorisce?
Bisognerà superare un piccolo pregiudizio e un piccolo timore.
Il pregiudizio consiste nel vedere ancora da un lato il docente e dall'altro i "tecnici" (spesso scambiati per esperti informatici) e di ritenere che il docente possa far lezione a distanza esattamente come fa in presenza, avvalendosi, per l'uso di queste diavolerie telematiche, della competenza informatica di alcuni esperti.
Il timore è forse quello di una diminutio capitis, che veda il docente alienato rispetto al suo ruolo centrale e totalizzante, ridotto al ruolo di "esperto d'area", mentre attorno a lui agiscono con competenze metodologiche, disciplinari di base e anche tecniche, i "tutor", in un ambiente basato sulla comunicazione e sull'interattività, in cui i discenti parlano quando vogliono anche "se non interrogati".
E' invece necessario che il docente (l'esperto d'area) conosca, almeno a grandi linee, i processi e le metodiche che caratterizzano la FaD, sia conscio della differenza che c'è tra un vero intervento di formazione a distanza e il suo tradizionale lavoro, che adegui a tale nuovo ambiente i suoi interventi, i tempi, la struttura dei materiali di lavoro che produce, i criteri e le forme della valutazione.
Bisogna innanzitutto che progetti tali interventi in stretta collaborazione con i tutor, che non sono degli assistenti e tanto meno dei tecnici, ma i veri coordinatori e gestori dell'attività che verrà svolta in rete. E' necessario quindi che il docente accetti di dover apprendere, di divenire un esperto d'area, di avere dei collaboratori e non dei coadiutori.
La strada che conduce alla valorizzazione e all'estensione delle proprie attività e del proprio ruolo passa, come sempre, attraverso un'apparente mortificazione. Ma, fosse anche reale, è in ogni caso necessaria, pena l'estinzione o, al minimo, l'emarginazione.
Studiare e sperimentare. C'è tanto da imparare, tanto da studiare e da sperimentare, per tutti, e non solo per gli studenti. Le problematiche relative alla formazione in rete ne suscitano altre, spesso legate alla gestione aziendale, come quelle relative al Knowledge Management [SVEIBY, 1999], la gestione della conoscenza, che non può essere un problema solo aziendale ma tocca da vicino il mondo della scuola; da qui si giunge a scoprire (o a riscoprire) quanto sia difficile rendere esplicita la conoscenza tacita , che quasi sempre coincide col concetto di competenza [NONAKA & TAKEUCHI, 1995] e si propongono nuovi modi per trasmetterla e condividerla.
Si ripropone la validità formativa dell'apprendistato e si apre un argomento di studio e di sperimentazione in sé vecchio, ma reso nuovo e attraente dalle nuove forme di comunicazione: quello relativo alle comunità di pratica [STAMPS, 1995; WENGER, 1988].
Se ci guardiamo intorno, in rete, ad esempio, e andiamo a vedere come si svolgono la maggior parte dei corsi a distanza che vengono offerti sempre più numerosi, da istituzioni spesso prestigiose, troviamo purtroppo quasi sempre FaD di seconda generazione, modestamente interattiva e del tutto inadatta a qualsiasi forma di apprendimento collaborativo, poco diversa dalla Scuola Radio Elettra di cinquant'anni fa, e ci si chiede se ciò sia solo grottesco o anche disonesto.
Viene troppo spesso proposto come cosa nuova, solo perché è in Internet, qualcosa di molto vecchio, che assomiglia troppo alla vecchia scuola, quella dei vecchi docenti, delle vecchie lezioni ex cathedra, asociale e asocializzante.
Ma con i tempi che corrono e con queste maledette nuove tecnologie non ci si può permettere di tenersi le vecchie sicure azioni del vecchio mercato, bisogna confrontarsi col nuovo! O non è forse sempre stato così?
Riferimenti bibliografici:
Harasim L.M. (1989), Online Education: a New Domain in Mason, R.D. e Kaye, A.R. (eds) Mindweave: Communication, Computers and Distance Education, Cap. 4, Oxford, Pergamon Press.
Kaye, A. (1991). Learning together apart. In A. Kaye (Ed.), Collaborative learning through computer conferencing: The Najaden papers (pp. 1-24). Berlin: Springer-Verlag.
Maak L. (1992) Science Resources in Education . Berkeley, CA (USA).
Nonaka I. and Takeuchi H. (1995) The Knowledge Creating Company: How Japanese Companies create the Dynamics of Innovation , New York, The Oxford University Press.
Rowntree D. (1996) Insegnamento e apprendimento in rete: la didattica per corrispondenza del XXI secolo? in Tecnologie Didattiche N.10, Autunno 1996 - 33
Schwienhorst, K. (1998). Co-constructing learning environments and learner-identities language learning in virtual reality. Proceedings of the ED-Media/ ED-Telecom, Freiburg.
http://www.tcd.ie/CLCS/assistant/kschwien/Publications/coconstruct.htm
Stamps, D. (1995) Communities of practice (Learning and work as social activities). http://www.steelcase.com/knowledgebase/comofprac.htm
Sveiby K. E. (1999) What is Knowledge Management? Sveiby.com.au.
http://www.sveiby.com.au/KnowledgeManagement.html
Vygotsky L.S. (1978) Mind in Society: the Development of Higher Psychological Processes. Harvard University Press, Cambridge, Mass.
Wenger E, (1988) Communities of Practice: Learning as a Social System. Systems Thinker, June 1998
Angelo Zani- Messaggi : 6
Data di iscrizione : 11.07.08
Articolo di Ottavio
Carissimo Angelo,
Si, molto interessante l'articolo che hai trovato sulla formazione a distanza del nostro professore Ottavio, questo articolo non so se tu non hai avuto il modo di vederlo, ma l'ho gia visto e letto qualche mese fa nel corso, anzi me l'ho anche stampato.
Pero' fa sempre bene leggere per la seconda volta perche' e' spesso difficile capire almeno per me quando si tratta di software didattico ecc.
Grazie Bruna
Si, molto interessante l'articolo che hai trovato sulla formazione a distanza del nostro professore Ottavio, questo articolo non so se tu non hai avuto il modo di vederlo, ma l'ho gia visto e letto qualche mese fa nel corso, anzi me l'ho anche stampato.
Pero' fa sempre bene leggere per la seconda volta perche' e' spesso difficile capire almeno per me quando si tratta di software didattico ecc.
Grazie Bruna
Bruna Cunico- Messaggi : 44
Data di iscrizione : 10.07.08
Età : 78
Località : Montreal, Canada
Re: Articolo scritto dal Prof. Ottavio
Grazie Angelo ma anche per me è dificile questo linguaggio .Un abbraccio Silvia
silvia- Messaggi : 142
Data di iscrizione : 13.07.08
Età : 78
Località : São Paulo - Brasil
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