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Umbria 6 - Maristela

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Messaggio  Maristela Schiavoni Gio Mar 26, 2009 4:09 pm

La Città di Spoleto

La Città di Spoleto ed il suo territorio presentano una stratificazione di testimonianze del millenario evolversi della natura, della società umana e del rapporto tra questa e l’ambiente, in una parola della Cultura.
Se ne infatuarono “turisti” d’eccezione come Michelangelo Buonarroti che al Vasari scriveva “ho avuto a questi dì gran piacere nelle montagne di Spoleto a visitar quei romiti, in modo che io sono tornato men che mezzo a Roma, perché veramente non si trova pace se non nei boschi”.
Giosuè Carducci, prima, e Gabriele D’Annunzio, poi, utilizzarono la loro poesia per decantare le bellezze del paesaggio spoletino.
Pittori come l’inglese William Turner, l’americano Edward Peticolas o il danese Johan Ludvig Lund schizzarono nei loro taccuini pregevoli paesaggi e vedute della città.
Il romanziere francese Stendhal espresse grande ammirazione per “la passeggiata”, il tratto di strada, oggi Viale Matteotti, che dal centro storico si insinua tra il verde dei colli circostanti.
Spoleto ed, in particolar modo, il Ponte delle Torri ispirarono lo scrittore tedesco Johann Wolfgang Goethe, in una delle pagine più belle del suo Viaggio in Italia.

Spoleto, città antichissima, sorge ai piedi del Monteluco, luogo di antichi eremi. Fu un florido municipio romano i cui segni sono ancora evidenti nell’Arco di Druso e Germanico (23 d.C.), nel Teatro Romano (I sec. d.C.) e nella Casa Romana. Dal IV secolo divenne sede episcopale sviluppando una solida organizzazione ecclesiastica. La città, svolse, poi, un ruolo politico fondamentale, poco dopo l’arrivo dei Longobardi in Italia Faroaldo costituì il Ducato longobardo di Spoleto. Il Ducato dell’Italia centrale con capitale a Spoleto rimase largamente indipendente fino al 729 d.C., quando si assoggettò al re longobardo.

La Basilica di San Salvatore, posta ai margini della città, edificio eccezionale e straordinariamente conservato, dagli ultimissimi studi sembra doversi associare al periodo dell’indipendenza spoletina; comunque manifesta in maniera evidente quella predilezione per l’architettura di prestigio riscontrabile in tutti gli altri Ducati, al Nord e al Sud, espressione delle aspirazioni dell’élites longobarde. Il “maggiore monumento spoletino dell’antichità”, secondo Sordini, ha permesso l’inclusione della città di Spoleto fra i siti candidati ad essere iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO.

Il Cardinale Albornoz nel 1362 scelse Spoleto come nucleo strategico per la riconquista dello Stato Pontificio e ordinò a Gattapone la costruzione della Rocca, che dalla fine del XIV sec. divenne sede dei Rettori del ducato.
L’ultimo periodo di grande prestigio si ebbe quando Spoleto divenne capoluogo del dipartimento del Trasimeno, da Rieti a Perugia, tra il 1808 e il 1815, durante l’Impero Napoleonico.
Nel secondo dopoguerra la crisi delle miniere di lignite e la crisi delle produzioni agricole fece conoscere alla città la migrazione della popolazione verso diversi paesi europei. In quegli anni di dura crisi, si gettarono le basi del futuro e si diede il via a manifestazioni a cui il prestigio e lo sviluppo della città sono, ancora oggi, fortemente legati: nel 1947 fu fondato il Teatro Lirico Sperimentale, nel 1952 fu inaugurato il Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo e nel 1958 si svolse la prima edizione del Festival dei Due Mondi. Grazie a questi eventi la Città si è conquistata un ruolo di importanza internazionale nel mondo artistico e culturale e le attività connesse hanno assunto un ruolo primario nell’economia locale.



RIFERIMENTI STORICI PATRIMONIO IMMOBILIARE

Palazzo Comunale
Le parti più antiche del Palazzo risalgono al 1200 (la torre campanaria), anche se non si conosce la fisionomia dell’edificio in quell’epoca. Si sa soltanto che era ornato di un chiostro ove il podestà ed il capitano del popolo svolgevano le loro mansioni. Nel 1703 un terremoto danneggiò così seriamente l’edificio che il Consiglio era costretto a radunarsi nella Piazza di San Simone o nel pubblico teatro.
Fu restaurato e notevolmente ingrandito alla fine del settecento

Palazzo della Genga
Il Palazzo risale al XVI – XVII secolo, dono di Annibale della Genga, futuro papa Leone XII, alla Municipalità spoletina; il Papa sottolineò il fine di questa sua cessione irrevocabile “a favore della istruzione ed educazione di quella gioventù specialmente povera.

Palazzo Collicola
Costruito nella prima metà del XVIII sec. ad opera dell’architetto romano Sebastiano Cipriani, per conto della famiglia Collicola, proveniente dal Castello di Montesanto a Sellano.
Dopo l'estinzione della famiglia, il palazzo è stato acquistato dal Comune di Spoleto nel 1939. Il grande edificio, esternamente molto sobrio, si articola sul lato posteriore in due ali fiancheggianti un prospetto a tre arcate, che si affacciano sul giardino all’italiana e sulla campagna. Al piano nobile, il palazzo, ora sede della Galleria Civica d'Arte Moderna, conserva una serie di sale con soffitti lignei dipinti ed una galleria interamente decorata di squisite tempere settecentesche con paesaggi e motivi architettonici.

Palazzo Ancaiani
Costruito dagli Ancaiani, “uomini di governo, di chiesa e di cultura, si procurarono vasti domini nella bassa Umbria” nella seconda metà del Seicento, consacrò la potenza della famiglia che, originaria del castello di Ancaiano, nel sec. XIII comprava case nella vaita San Benedetto, evidentemente per trasferirsi in città.
Ripristinato nel 1960 dopo decenni di abbandono, soltanto la facciata ha conservato la sua integrità.
Oggi il palazzo ospita la sede del Centro Italiano di Studi Sull’Alto Medioevo e quella dell’Accademia Spoletina

Palazzetto Ancaiani
La piazza della Libertà fino ai primi dell’Ottocento fu una specie di corte privata della famiglia Ancaiani, poiché tutti gli edifici che prospettavano sulla piazza, compreso il Palazzetto Ancaiani, appartenevano a quella famiglia.
Oggi il Palazzetto ospita la sede dello I.A.T., Informazione Accoglienza Turistica del Servizio Turistico Associato del Comprensorio (Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria e Spoleto) e gli uffici comunali della Direzione Cultura e Turismo.

Palazzo Mauri
Il palazzo Mauri sede della Biblioteca Comunale, attualmente in fase di restauro, fu fatto erigere da Andrea Mauri tra il XVI e il XVII secolo. La sua facciata è ornata da una serie di finestre di elegante disegno e ai suoi interni sono conservati affreschi del ‘600 e ‘700.
Le vestigia di permanenza longobarda nel Ducato di Spoleto sono la Basilica di San Salvatore, ma nel 2004, nel corso dei lavori di restauro del Palazzo, alla profondità di circa 2 metri, è stato messo in luce un ambiente con pavimentazione a mosaico di grande interesse storico artistico. La notevole eleganza e l’equilibrio formale della raffigurazione, insieme alla ricchezza dei materiali impiegati, fa presumere che la committenza dell’opera sia di livello notevolmente alto e debba essere collocata nel quadro politico ormai stabilizzato del ducato longobardo. La pertinenza ad un contesto religioso sembra evidente tenuto conto della palese simbologia cristiana raffigurata.
Va segnalato che durante i lavori di restauro di Palazzo Mauri e di Palazzo Pianciani, dove anche qui è stato ritrovato un mosaico molto interessante, sono stati rinvenuti altri elementi attualmente conservati nel Museo del Ducato, testimonianze sicuramente significative che contribuiscono a delineare il quadro della situazione urbanistica della capitale del Ducato longobardo.

Teatro Nuovo
Il Teatro Nuovo fu progettato dall'architetto Ireneo Aleandri, progettista anche della Traversa Nazionale interna. Fu voluto dalla borghesia cittadina per costruire un Teatro, più grande e più ricco dell’ormai cadente Teatro dei Nobili (più tardi divenuto Caio Melisso). Il Teatro fu inaugurato il 3 agosto del 1864; per quell’occasione fu scritta l’opera Guisemberga da Spoleto su libretto di Carlo d’Omerville, dal compositore romano Filippo Sangiorgi. Notevoli abbellimenti sono stati apportati alla sala nel 1933. Teatro all’italiana, ha una capienza di 550 posti distribuiti fra la sala a pianta a ferro di cavallo, quattro ordini di palchi ed una loggia. La sala è arricchita di stucchi, dorature, decorazioni pittoriche realizzate da Luigi Masella, uno dei più famosi decoratori dei teatri ottocenteschi. La distinta facciata, preceduta da un portico, è ornata di stucchi e di medaglioni (Rossi, Alfieri, Goldoni, Metastasio) di A. Bagioli.
La suggestiva sala da concerti denominata “XVII settembre”, anch’essa dell’Aleandri, ma decorata dagli stucchi di Cesare Bazzani e da un interessante ciclo pittorico murale di G. Costantini, ispirato al mito dell’Italia contadina e dell’Italia patria delle arti, fu inaugurata nel 1910.

Teatro Caio Melisso
Il Teatro Caio Melisso, uno dei primi teatri d’Italia, discendente, attraverso numerose trasformazioni, del più antico teatro spoletino, che era sorto nel sec. XVII su una parte dell’area dell’incompiuto “Palazzo della Signoria”.
Il "Nobile Teatro" fu più volte rinnovato ma ebbe sempre struttura lignea, fino alla trasformazione terminata nel 1880 come Teatro Caio Melisso (300 posti) ad opera dell´architetto spoletino Giovanni Montiroli. ll Teatro è intitolato dal 1880 allo spoletino Caio Melisso, scrittore, commediografo e grammatico; fu uno schiavo liberato da Mecenate e amico di questi che divenne bibliotecario alla corte imperiale di Augusto nel I secolo a.C..
Il foyer del teatro è ornato di stucchi e, nel soffitto centrale, di pannelli dipinti da Domenico Bruschi e di G. Panetti; sempre del Bruschi sono le decorazioni del soffitto della sala e il sipario storico, con la "Gloria di Caio Melisso". Dopo un lungo periodo di abbandono, fu ripristinato in occasione della prima edizione del Festival dei Due Mondi nel 1958 dall’architetto Roberto De Luca. Nello stesso periodo venne anche costruita la scala di collegamento tra il foyer e l’ex Museo Civico.
Maristela Schiavoni
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