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Concilio di Trento 4 - fine

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Messaggio  Maristela Schiavoni Mer Apr 29, 2009 5:28 am

I risultati del concilio

Il nuovo attivismo che derivò nei confronti del protestantesimo viene indicato in ambito storiografico col termine di Controriforma o, più raramente, Riforma cattolica.

L'influsso sull'arte

Sebbene il Concilio emanasse soltanto principi generali sulla liceità dell'uso delle immagini, l'arte del tardo XVI secolo e del XVII secolo risentì di questi cambiamenti religiosi. Durante e subito dopo il Concilio vi fu una certa rarefazione delle lussuosità manieristiche e alcune licenze formali tipiche del manierismo internazionale vennero abbandonate, almeno per le opere religiose. Il Barocco, generalmente considerato l'espressione artistica delle Chiesa post-tridentina, non è in realtà che l'espressione del nuovo ordine e del potere ritrovato dalla Chiesa romana dopo le divisioni e i ripensamenti del XVI secolo.

L'influsso sulla musica

Il Concilio ebbe un notevole influsso anche sulla musica, nella fattispecie sul Canto gregoriano. Si cercò infatti di riportarlo alla purezza originale, eliminando ogni artificio aggiunto nel corso dei secoli. Vennero così aboliti i tropi e quasi tutte le sequenze; venne inoltre eliminata ogni traccia di musica profana, come ogni cantus firmus non ricavato dal gregoriano. Anche qui da segnalare l'eccezione (come per il resto della Liturgia) per il Canto ambrosiano, nella diocesi di Milano. Si affidò infine a Giovanni Pierluigi da Palestrina e a Annibale Zoilo il compito di redigere una nuova edizione della liturgia che rispettasse le decisioni del Concilio. Tuttavia la musica che accompagnava le cerimonie religiose non fu mai limitata al solo gregoriano o ambrosiano. Molti tra i maggiori compositori come Monteverdi, Händel, Bach, Vivaldi, Charpentier, Cherubini, Haydn, Mozart, Verdi, Rossini eccetera, scrissero messe, vespri, salmi, inni e altro, nello stile della propria epoca, e tutti questi vennero eseguiti regolarmente sia come musica liturgica che in forma di semplice concerto.

Giudizi critici sul concilio

Sull'assise conciliare non mancarono, già tra i contemporanei, i giudizi critici, non soltanto tra le fila dei protestanti. In ambito cattolico, ad esempio, particolarmente esplicita fu la valutazione espressa da Paolo Sarpi, teologo ed erudito appartenente all'Ordine dei Servi di Maria, nonché influente consigliere o della Repubblica di Venezia in occasione della complessa questione dell'interdetto (1604-1607). Nella sua Istoria del Concilio Tridentino, Sarpi affermò che il Tridentino ebbe effetti opposti rispetto a quelli auspicati da quanti ne caldeggiarono la convocazione, fallendo nel tentativo di ricomposizione dello scisma protestante e favorendo una ulteriore centralizzazione della Chiesa cattolica attorno al papato e alla Curia romana, che videro enormemente rafforzato il proprio potere a discapito dell'autorità dei vescovi.

« Questo concilio, desiderato e procurato dagli uomini pii per riunire la Chiesa che comminciava a dividersi, ha così stabilito lo schisma et ostinate le parti, che ha fatto le discordie irreconciliabili; e maneggiando da li prencipi per riforma dell'ordine ecclesiaastico, ha causato la maggior deformazione che sia mai stata da che vive il nome cristiano, e dalli vescovi sperato per racquistar l'autorità episcopale, passata in gran parte nel sol pontefice romano, l'ha fatta loro perdere tutta intieramente, riducendoli a maggior servitù: nel contrario temuto e sfugito dalla corte di Roma come efficace mezzo per moderare l'essorbitante potenza, da piccioli principii pervenuta con vari progressi ad un eccesso illimitato... »

Sul Concilio si dibatté a lungo anche nei secoli successivi, come testimonia l'abbondante letteratura controversistica sul tema. Nell'Ottocento, inoltre, la questione si spostò su un terreno più propriamente storiografico, quando si definirono in modo compiuto due tesi, tra di loro contrapposte, ma entrambe destinate ad una duratura fortuna e ad un ampio seguito, soprattutto in ragione del prestigio degli studiosi che le formularono: Leopold von Ranke (1795-1886) e Ludwig von Pastor (1854-1928). Il primo sosteneva che vi furono vari movimenti di riforma fin dal XV secolo, e che questo Concilio ebbe il ruolo di una restaurazione contro i tentativi di riforma, uno dei quali si realizzò nella riforma protestante. Il secondo sosteneva che il protestantesimo fu una rivoluzione e il Concilio di Trento rappresentò la vera riforma. La differente valutazione espressa sui due movimenti e la questione terminologica ad essa collegata (riforma protestante e controriforma cattolica oppure rivoluzione protestante e riforma cattolica) ha avuto degli echi fino al giorno d'oggi, sebbene non siano mancati, anzitutto in ambito anglosassone, tentativi interpretativi miranti al superamento di questa impostazione generale della querelle.

Gran parte dei pensatori agnostici od anticlericali italiani dell'Otto-Novecento (Croce, Gentile, De Sanctis e altri) fu molto critica nei confronti della stagione della vita religiosa, sociale e politica apertasi con il Concilio, valutata come un'epoca di decadenza dell'arte e dei costumi, effetto di un clima di "chiusura" mentale in netta controtendenza con l'"apertura" della fase rinascimentale. In realtà, con la Riforma cattolica, si vide un fiorire di nuove devozioni, ordini religiosi (camilliani, oratoriani, gesuiti), confraternite ed associazioni (anche laicali) e un nuovo slancio evangelizzatore.
Maristela Schiavoni
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