testo del sito che ci hai indicato Molto Bello
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testo del sito che ci hai indicato Molto Bello
Cara Maristela , segno in rosso i paragrafi che mi hanno chiamato l'attenzione .
Questo testo é del sito che ci hai indicato . Molto bello grazzie
L’annuncio dell’inizio della festa è dato dall’arrivo delle compagnie di pellegrini provenienti da quei luoghi dove il culto del Santo è più profondo: Lazio, Molise e Campania.
E’ un momento di alta tensione umana: contadini per norma etica delle culture rurali poco avvezzi al pianto hanno, in questo lento avanzare, il volto commosso. Donne di antica bellezza, braccianti, ragazzi, costiuitscono la testimonianza più viva dei significati attuali del rito tra i quali, appunto, quello del recupero della identità sociale e antropologica smarrita.Avanzano cantando inni devozionali: il canto di entrata in chiesa e il canto di partenza, quest’ultimo eseguito camminando a ritroso, secondo l’etichetta di omaggio del suddito che mai deve volgere il volto dal Signore.
All’interno della chiesa, mentre l’altare maggiore è il luogo delle liturgie ecclesiastiche legate alla devozione a San Domenico, in altri luoghi si svolgono dei rituali dal contenuto fortemente simbolico: si tira, con i denti, la corda di una campanella per preservarsi dal mal di denti; si preleva la terra, un tempo spazzatura della chiesa, posta in una piccola grotta dietro la nicchia del Santo, per usi apotropaici: sparsa sui campi o intorno alle abitazioni, essa tiene lontani i pericoli di ogni genere, sciolta nell’acqua e bevuta, combatte la febbre.
La piazza principale è il luogo dove sostano i serpari i quali, in attesa della processione, esibiscono orgogliosamente i vari tipi di serpi che sono riusciti a catturare. E’ questo un momento durante il quale antichi timori, ingiustificate avversioni e oscure paure nei confronti dei rettili, pian piano si sciolgono fino al punto che, seppure con qualche residuo di ritrosia, ci si lascia convincere al contatto con una serpe, quasi per soddisfare la necessità di un rapporto più profondo con il mondo soprannaturale che questi animali rappresentano.
A mezzogiorno inizia la processione: il Santo, portato a braccia da quattro persone, esce dalla chiesa e là, sul sagrato, atteso con ansia fremente dai serpari, ancora una volta ricorda a tutti di essere lui il vero dominatore dei serpenti.
Ai lati della statua due ragazze in costume tradizionale, portano sulla testa i canestri contenenti cinque pani sacri, i cosiddetti “ciambellani”, che, in ricordo di un miracolo compiuto dal Santo, verranno offerti, per antico diritto, ai portatori del simulacro e dello stendardo.
La processione passa in mezzo alle vecchie case e qui, nel suo compiersi, il rito ricalca arcaici modelli costituendo l’esempio residuo di un mondo antico paneuropeo: a Santiago di Compostela, in Spagna, fatta centro delle pietà peregrinanti di tutta Europa, si maneggiavano i serpenti. A Marcopulos, nell’isola di Cefalonia, nel giorno dell’Assunzione della Beata Vergine, il 15 agosto, le serpi entravano in chiesa. Le vergini greche salivano sull’Eretteo, sull’Acropoli, e nutrivano le serpi sacre con il latte.
Storie e metafore nell’ambiguità dei segni attribuiti ai serpenti, ora custodi di fecondità, ora nemici.
Questo testo é del sito che ci hai indicato . Molto bello grazzie
L’annuncio dell’inizio della festa è dato dall’arrivo delle compagnie di pellegrini provenienti da quei luoghi dove il culto del Santo è più profondo: Lazio, Molise e Campania.
E’ un momento di alta tensione umana: contadini per norma etica delle culture rurali poco avvezzi al pianto hanno, in questo lento avanzare, il volto commosso. Donne di antica bellezza, braccianti, ragazzi, costiuitscono la testimonianza più viva dei significati attuali del rito tra i quali, appunto, quello del recupero della identità sociale e antropologica smarrita.Avanzano cantando inni devozionali: il canto di entrata in chiesa e il canto di partenza, quest’ultimo eseguito camminando a ritroso, secondo l’etichetta di omaggio del suddito che mai deve volgere il volto dal Signore.
All’interno della chiesa, mentre l’altare maggiore è il luogo delle liturgie ecclesiastiche legate alla devozione a San Domenico, in altri luoghi si svolgono dei rituali dal contenuto fortemente simbolico: si tira, con i denti, la corda di una campanella per preservarsi dal mal di denti; si preleva la terra, un tempo spazzatura della chiesa, posta in una piccola grotta dietro la nicchia del Santo, per usi apotropaici: sparsa sui campi o intorno alle abitazioni, essa tiene lontani i pericoli di ogni genere, sciolta nell’acqua e bevuta, combatte la febbre.
La piazza principale è il luogo dove sostano i serpari i quali, in attesa della processione, esibiscono orgogliosamente i vari tipi di serpi che sono riusciti a catturare. E’ questo un momento durante il quale antichi timori, ingiustificate avversioni e oscure paure nei confronti dei rettili, pian piano si sciolgono fino al punto che, seppure con qualche residuo di ritrosia, ci si lascia convincere al contatto con una serpe, quasi per soddisfare la necessità di un rapporto più profondo con il mondo soprannaturale che questi animali rappresentano.
A mezzogiorno inizia la processione: il Santo, portato a braccia da quattro persone, esce dalla chiesa e là, sul sagrato, atteso con ansia fremente dai serpari, ancora una volta ricorda a tutti di essere lui il vero dominatore dei serpenti.
Ai lati della statua due ragazze in costume tradizionale, portano sulla testa i canestri contenenti cinque pani sacri, i cosiddetti “ciambellani”, che, in ricordo di un miracolo compiuto dal Santo, verranno offerti, per antico diritto, ai portatori del simulacro e dello stendardo.
La processione passa in mezzo alle vecchie case e qui, nel suo compiersi, il rito ricalca arcaici modelli costituendo l’esempio residuo di un mondo antico paneuropeo: a Santiago di Compostela, in Spagna, fatta centro delle pietà peregrinanti di tutta Europa, si maneggiavano i serpenti. A Marcopulos, nell’isola di Cefalonia, nel giorno dell’Assunzione della Beata Vergine, il 15 agosto, le serpi entravano in chiesa. Le vergini greche salivano sull’Eretteo, sull’Acropoli, e nutrivano le serpi sacre con il latte.
Storie e metafore nell’ambiguità dei segni attribuiti ai serpenti, ora custodi di fecondità, ora nemici.
silviag- Ospite
Re: testo del sito che ci hai indicato Molto Bello
Cara Silvia,
Sono contenta di sapere che questo testo ti è piaciuto. L'ho letto attentamente. Grazie a te per l'indicazione.
Sullo stesso sito, ho trovato un'intervista ad un studioso della Festa di San Domenico. Lo trascrivo qui sotto:
Da un’intervista al Prof. Alfonso Maria di Nola
Storico delle Religioni e studioso della Festa di S. Domenico:
“San Domenico è sentito come un personaggio che domina una salvazione non solo contro i serpenti, i morsi di animali velenosi o rabbiosi, ma che determina una salvazione di carattere universale contro i mali del mondo. Possiamo dire, in sintesi, che il nostro tipo di civiltà posto-industriale, ci lancia in un tipo di incertezza totale, di esposizione esistenziale, di mancanza di radici che determinano delle nevrosi e delle crisi esistenziali soprattutto nei giovani. Il ritorno alla festa, il ritorno ai culti dei grandi santi popolari del paese è un tentativo di recupero delle radici storiche che appartengono alla nostra storia perché, identificandosi in un modello, raggiungono quel tipo di sicurezza che la società nella quale viviamo non ci dà: la festa è una garanzia di uscita dalle crisi esistenziali ed è un mezzo attraverso il quale il cocullesi o l’abruzzese, disperso nelle grandi città anonime nelle quali non sa trovare il suo habitat esistenziale, ritrova invece un modo storico di essere;è un recupero della storia. Qui a Cocullo, ma in tanti paesi d’Italia, si verificano fenomeni di diretto rapporto tra le popolazioni peregrinanti e queste figure di santità, di potenza taumaturgica come San Domenico. Ora, quando noi studiamo i fatti di religione in Italia e li studiamo non soltanto a livello popolare ma, diciamo, secondo la vecchia terminologia gramsciana, a livello egemone, cioè la religione dei dotti, ci accorgiamo subito che vi sono delle differenze fondamentali e questa differenza è forse nel fatto che nella religione popolare la figura di Dio è estremamente distante. Vi è una gerarchia delle potenze il cui primo approccio è rappresentato proprio dal santo locale, dal santo protettore oppure dal santo patrono che ci difende dalle malattie o che difende dai terremoti. Il che non significa che queste popolazioni o altre popolazioni d’Italia vivono in un clima di irreligiosità, che negano Dio. Significa che loro realizzano il loro modo di essere religiosamente e di seguire certe valenze etiche forse più intense di quelle che non si vivono nelle città attraverso un rapporto diretto, carnale con il santo locale”.
Un abbraccio.
Maristela
Sono contenta di sapere che questo testo ti è piaciuto. L'ho letto attentamente. Grazie a te per l'indicazione.
Sullo stesso sito, ho trovato un'intervista ad un studioso della Festa di San Domenico. Lo trascrivo qui sotto:
Da un’intervista al Prof. Alfonso Maria di Nola
Storico delle Religioni e studioso della Festa di S. Domenico:
“San Domenico è sentito come un personaggio che domina una salvazione non solo contro i serpenti, i morsi di animali velenosi o rabbiosi, ma che determina una salvazione di carattere universale contro i mali del mondo. Possiamo dire, in sintesi, che il nostro tipo di civiltà posto-industriale, ci lancia in un tipo di incertezza totale, di esposizione esistenziale, di mancanza di radici che determinano delle nevrosi e delle crisi esistenziali soprattutto nei giovani. Il ritorno alla festa, il ritorno ai culti dei grandi santi popolari del paese è un tentativo di recupero delle radici storiche che appartengono alla nostra storia perché, identificandosi in un modello, raggiungono quel tipo di sicurezza che la società nella quale viviamo non ci dà: la festa è una garanzia di uscita dalle crisi esistenziali ed è un mezzo attraverso il quale il cocullesi o l’abruzzese, disperso nelle grandi città anonime nelle quali non sa trovare il suo habitat esistenziale, ritrova invece un modo storico di essere;è un recupero della storia. Qui a Cocullo, ma in tanti paesi d’Italia, si verificano fenomeni di diretto rapporto tra le popolazioni peregrinanti e queste figure di santità, di potenza taumaturgica come San Domenico. Ora, quando noi studiamo i fatti di religione in Italia e li studiamo non soltanto a livello popolare ma, diciamo, secondo la vecchia terminologia gramsciana, a livello egemone, cioè la religione dei dotti, ci accorgiamo subito che vi sono delle differenze fondamentali e questa differenza è forse nel fatto che nella religione popolare la figura di Dio è estremamente distante. Vi è una gerarchia delle potenze il cui primo approccio è rappresentato proprio dal santo locale, dal santo protettore oppure dal santo patrono che ci difende dalle malattie o che difende dai terremoti. Il che non significa che queste popolazioni o altre popolazioni d’Italia vivono in un clima di irreligiosità, che negano Dio. Significa che loro realizzano il loro modo di essere religiosamente e di seguire certe valenze etiche forse più intense di quelle che non si vivono nelle città attraverso un rapporto diretto, carnale con il santo locale”.
Un abbraccio.
Maristela
Maristela Schiavoni- Messaggi : 248
Data di iscrizione : 11.07.08
Località : São Paulo - Brasil
Re: testo del sito che ci hai indicato Molto Bello
Ancora rispetto a San Domenico, ho trovato questo brano in internet:
"Domenico soggiornò in Cocullo breve tempo lasciando alla chiesa locale un suo molare e il ferro di una sua mula che sono ancora conservati tuttora come reliquie, avendo il ferro di mula il potere di guarire dalle morsicature degli animali, mentre il dente i morsicati da vipere e serpi velenose."
Ho trovato questo brano sul sito:
http://www.abruzzoheritage.com/magazine/2001_04/0104_l_it.htm
Abbracci a tutti.
Maristela
"Domenico soggiornò in Cocullo breve tempo lasciando alla chiesa locale un suo molare e il ferro di una sua mula che sono ancora conservati tuttora come reliquie, avendo il ferro di mula il potere di guarire dalle morsicature degli animali, mentre il dente i morsicati da vipere e serpi velenose."
Ho trovato questo brano sul sito:
http://www.abruzzoheritage.com/magazine/2001_04/0104_l_it.htm
Abbracci a tutti.
Maristela
Maristela Schiavoni- Messaggi : 248
Data di iscrizione : 11.07.08
Località : São Paulo - Brasil
Re: testo del sito che ci hai indicato Molto Bello
Molto interessante .... i Santi in certo modo sarebbero come i dei nella Grecia antica .
Grazzie Silvia
Grazzie Silvia
silviag- Ospite
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